Ho interrotto le mie letture estive (Gibbon) con due volumi: un libro dei primi anni Novanta, che cercavo da tempo: Callas nemica mia, il diario di Maria di Stefano, moglie del grande Pippo, forse il migliore (sicuramente uno dei migliori) tenori del secolo scorso; e Il management come professione di Fredmund Malik, forse il migliore (sicuramente uno dei migliori) manuali di management che abbia letto.
In Callas nemica mia colpiscono le narrazioni intime, la devozione ed il fervore di Maria di Stefano, contrapposte alle smanie e alle follie dell’altra Maria, quella ben più famosa. Ed in mezzo lui, Pippo, vulcanico macho, vero uomo d’altri tempi tra gioco, donne e canto. Un bellissimo libro, pieno di ricordi e di atmosfere del tempo d’oro, quando il teatro contribuiva, giorno dopo giorno, allo sviluppo morale dell’umanità. Oggi viaggiamo in senso opposto.
Ho riletto il saggio di Malik dopo una decina d’anni. Mi sembrano sempre centrali i principi del management che lui elenca (soprattutto il concentrarsi su pochi elementi, per me il cuore del lavoro manageriale) e alcune note sulla motivazione delle persone (che però non mi sono sembrate brillanti come ricordavo). Nel complesso, un eccellente manuale, ma Welch, nei suoi tre saggi, ha saputo fare di meglio.